Il prosieguo del progetto musicale di Are You Real?, alter ego dell’artista veneziano self-made, Andrea Liuzza, riesce a toccare ritmi emotivi molto diversi. Passa dall’epica favolistica, come in Elephant Serenade, a un ritorno al mondo adolescenziale mosso da un’incostanza che oscilla tra il voler conquistare il mondo e un amore. L’effetto è reso perfettamente sia con la musica che con i testi, intrisi di chimeriche contaminazioni, di ricordi sul cammino di Santiago e regressioni.

I contrasti interiori che ognuno di noi ha superato durante la giovinezza possono influire in modi diversi sul nostro presente e Songs From My Imaginary Youth ci reimmerge un po’ in quel vissuto, in un contrasto tra realtà e fantasia. Un passaggio verso l’età adulta reso con ritmi che risultano, a mio avviso, meno forti rispetto a quelli del disco precedente, ma focalizzati sulla ricerca di una maggiore diversificazione della linea strumentale, esemplare in Shaman Punk. 

L’esperienza come produttore di Liuzza ha sicuramente lasciato un’impronta forte su quest’opera, permettendogli di approfondire, apprezzare e interiorizzare stili diversi. Esplorazioni che mantengono però un tono omogeneo, a tratti dolce.

Come, d’altronde, sono dolci quegli aspetti di una primavera a volte turbolenta, che non tornerà più. È però la distanza degli anni, e di un viaggio molto lungo, ad aver permesso ad Are You Real? di cogliere le sfaccettature piacevoli di quella stagione: il brivido di un bacio, I Kissed Alice, l’inizio della consapevolezza del reale e la voglia di restare bambini ancora per un po’, Behind Your Eyelids.

Le storie delle canzoni di quest’album sono quelle di una mente che ha sempre viaggiato in mondi fantastici, We Are The Wild Things. Immerso nei boschi che circondano la sua casa,  Are You Real? ha avuto la possibilità di creare queste favole musicali, dando voce a un’interiorità curiosa e decisa. E spero continuerà a farlo regalandoci ancora piccole evasioni da una quotidianità a volte complicata da sovrastutture che non appartengono alla natura umana.

Si percepisce poi la forte volontà di far emergere ancor di più la gemma grezza di un autore che si sta autoplasmando attingendo dal contorno, ma soprattutto da se stesso. E allora “Find your power little wolf”, e continua a cercare nella tua foresta interiore nuove suggestioni e nuove ballate.

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