La musica cambia, si trasforma, ma l’emozione che dà la bella musica, la buona musica, quella nata da un progetto, è sempre la stessa: punta verso lo stomaco, ti fa ballare, sognare, riflettere, ti fa sentire meno la solitudine in un mondo che corre sempre più in fretta, anche quando sembra essersi fermato.

È quello che succede mentre si ascolta il nuovo disco di Sem&Stènn, Agarthi, un lavoro con sonorità Urban, House ed elettroniche che sembrano uscite direttamente dalla fine degli anni Novanta. Quello che si fa ascoltando questo disco è un viaggio dentro le zone oscure del proprio sé, quelle perse sotto una coltre di glitter e palliativi “cool-issimi” che ci hanno fatto passare per verità, mentre sono più vuoti di un buco nero. 

Agarthi inizia con un pezzo meraviglioso, la title track, che  riporta subito alla mente quel capolavoro dei Daft Punk e di Giorgio Moroder. Al minuto 1.07, uno stacco dalla musica elettronica e Disco verso tonalità molto più delicate, introdotte da archi che suonano al ritmo di un respiro, ti fa dire “spogliamoci da tutte le inibizioni, non sento più niente”. Ci si sente alla ricerca di Agarthi, l’unico posto sicuro e affidabile in cui si può iniziare quel cammino che porterà inevitabilmente alla liberazione totale dell’umano con un salto quantico, in un luogo lontano dalle strutture della realtà che conosciamo. Il cammino di questo disco continua con una critica amara al mondo attuale, nel quale le persone libere, folli e ribelli stentano a trovare margini di significazione spontanei e innovativi. Una consapevolezza che arriva cruda e pesante come un pugno allo stomaco in Froci e normali e che poi trova in 18 anni quell’origine del male che ha reso la nostra società tossica e invivibile: il perbenismo e il dictat a uniformarsi a un modello che è stato pensato per noi molti anni orsono, diventato totalmente obsoleto, eppure considerato ancora l’unico possibile dalla maggior parte delle persone. Soldatini uniformati, pronti a vivere una vita già scelta, senza possibilità di ribellarsi e provare a prendere un respiro, cambiare pagina e cominciare a vivere.

Il mondo che si prospettano e si augurano Sem&Stènn è molto più libero: un mondo dove la relazione non è conflittuale, come viene cantato in Ok vabbè. Il viaggio si chiude con La notte con il sole, in un verso del tutto emblematico: “questo luogo non fa più per noi, puoi venire con me se vuoi”.

Altri luoghi, altre terre, oniriche o reali, dove può esprimersi il desiderio di fare luce sul proprio sé al riparo da tutte le costrizioni isteriche in cui ogni giorno, nostro malgrado, inciampiamo rovinosamente, fino a prendere finalmente il coraggio necessario per scappare via. 

E questo disco è il carburante giusto per iniziare il viaggio.

 

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